ANNETTA E FELICINO ALLA TRIENNALE

annetta e felicino alla triennale

annetta e felicino alla triennale

Le bambole della Collezione del giocattolo sono approdate alla Triennale di Milano!

Annetta e Felicino, i due fratellini Furga, del 1964, attribuiti alla creatività di Fanni Giuntoli, sono esposti in questi giorni alla mostra W. Women in Italian Design.

La rassegna, allestita nella sede di Via Alemagna dal 2 aprile 2016 al 19 febbraio 2017, è dedicata alle designer italiane del Novecento e, in un certo senso, vuole restituire dignità e memoria alle tante donne (artiste, artigiane, architetti, arredatrici) che hanno contributo a rendere grande il made in Italy tra XX e XXI secolo.

Fra gli oggetti esposti, oltre forbici, stoviglie, divani, lampade, piatti, bottoni e quant’altro, ci sono appunto anche le due bambole Annetta e Felicino e l’occasione ci è propizia per dare alcune notizie sulla loro creatrice (precisando che l’attribuzione non è certa).

Liliana Giuntoli, meglio conosciuta come Fanni o Fanny, era nata nel torinese nel 1922 ed è morta a Torino nel 1970. Pittrice, aveva frequentato gli studi di Micheletti, Casorati e

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Menzio. Dipinse sino all’ultimo essenzialmente per sé, senza ambizione alcuna, tant’è che per vivere preferì dedicarsi all’illustrazione di libri (dal 1950 fino alla morte, per le case editrici Ancora e Piccoli di Milano; SAIE, Paravia, S.E.I. di Torino), impegnandosi anche nel disegno pubblicitario e nell’illustrazione di cartoline natalizie e pasquali.

In queste attività fu costretta talora a ricacciare indietro le migliori sue qualità per appagare dei committenti che, sordi alle sia pur lievi suggestioni di un’arte femminilmente intesa, preferiscono indulgere verso il più facile fumettismo colorato che forse piace ai meno provveduti di sensibilità [La Stampa, 1966]. Soltanto nel 1966, forse anche per rivalsa morale, si decise ad allestire la sua prima personale (alla Galleria Torre, Torino): una mostra in cui alcune figure, cominciando da certi ritratti, ma anche gli interni animati, le nature morte, i fiori e i paesaggi, esprimevano la romantica gentilezza del suo animo, unita alle limpide qualità di una pittura che rispondeva ad un delicato senso del colore e alla espressiva originalità di un disegno sobrio ma eloquente.

Fu anche creatrice di modelli per le Ceramiche Lenci, figurinista e autrice di abiti in panno per bambini e per bambole per la Lenci e di bambole per la Furga. Fra queste ricordiamo Mariannina e Modestino (1965), Arabella (1966), Teresa (1967) e molte altre ancora (1).

Tornando ad Annetta e Felicito, diremo che sono due bambole alte 29 cm, interamente in vinile, che venivano vendute sia in coppia che in confezione singola, corredati dal loro Allegro diario ed un 45 giri con le loro canzoncine, in sei diversi modelli: Buon Compleanno, Andiamo all’asilo, Giochiamo a tennis, Buona notte, Passeggiata in campagna, Pomeriggio allo zoo.

Nel 1964 Annetta e Felicito hanno vinto il Pinocchio d’oro, premio che veniva attribuito ai migliori prodotti nell’ambito della Fiera del giocattolo di Milano.

 

pagine catalogo Furga 1963

pagine catalogo Furga 1963

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Nella mostra della Triennale di Milano c’è anche un’altra nostra “conoscenza”. Si tratta di Lillibeth, la bambola con tre teste intercambiabili, realizzata intorno al 1949 da Dina Velluti, che la Collezione del giocattolo di Canneto sull’Oglio ha esposto nell’autunno scorso.

Gioconda Velluti, conosciuta da tutti come Dina, era nata a Venezia nel 1910 ed è morta a Dolo (VE) nel 1977. E’ stata attiva alla Levia di Milano e poi in Furga, per la quale creò, tra il 1955 ed il 1971, innumerevoli e famosissime bambole: Tonino, Cappuccetto Rosso, Pieretto, Ninetta, Giacomino, Giulietta e Neonato. I volti dei suoi neonati – caratterizzati da un incarnato molto pallido – sono quasi fumetti in 3D, con espressioni indefinite, quasi sfuggenti, ma che trasmettono una subitanea impressione di mobilità (2).

Nel 1949, presentando la sua Lillibeth, Dina Velluti vinse il primo premio alla Collettiva Bevilacqua La Masa di Venezia per le arti figurative e nel 1950, sul mensile Domus – la prestigiosa rivista di architettura, arte ed arredamento fondata da Ponti nel 1929 – appare un articolo dedicato a Lillibeth, la bambola a tre teste (3). L’idea dell’artista era che la bambola doveva cambiare testa ed abiti, dei quali era corredata, trasformandosi da diavoletta e birichina a dolce e paziente bimbetta a seconda dell’umore della sua piccola proprietaria, sino ad indossare l’ultima testa, quando arriva per lei il momento della prima festa da ballo.

 

NOTE:

  1. Elisabetta Sgualdini, Furga le più belle bambole del mondo, Prima parte 1956-1966, Cremona, Turris, 2000;
  2. Tonino, Canneto sull’Oglio, Associazione Gruppo del giocattolo storico, 2015;
  3. in Domus, rivista mensile di architettura, arredamento, arte, n. 252-253 novembre-dicembre 1950

 

PER SAPERNE DI PIU’:  http://www.triennale.org/design_museum/w-women-in-italian-designdesign-museum-nona-edizione/